Ecco la campagna nazionale “+ Volontari – Bulli”

È stata ufficialmente presentata sabato scorso a Milano la campagna di AVIS  Nazionale “+ Volontari – Bulli”, che comprende 10 spot realizzati nell’ambito  del progetto omonimo che ha coinvolto circa 200 alunni di 10 classi di Milano e  Pisa.

In rappresentanza della nostra Associazione sono intervenuti Rina  Latu,  vice-presidente vicario e moderatrice dell’incontro, e Luigi  Tagliabue,  coordinatore della sede nazionale, che ha illustrato le fasi  di realizzazione di  questa iniziativa finanziata dal Dipartimento  della Gioventù. «Con questa  iniziativa – ha ricordato Tagliabue – AVIS ha sperimentato  l’efficacia  della sensibilizzazione alla solidarietà come “antidoto” al  bullismo.  Grazie alla presenza di psicologi in aula, abbiamo previsto momenti di   ascolto dove i giovani hanno liberato la loro emotività e condiviso le  loro  storie che, grazie agli attori dell’Associazione CinemaTeatroLux  di Pisa, sono  diventate dei canovacci per delle rappresentazioni di  Teatro Sociale. Da questi  laboratori, la casa di produzione  3Nero ha poi tratto degli utili  spunti per dare vita alla campagna  di comunicazione che presentiamo oggi per la  prima volta e che sarà  diffusa sul web e su tutto il territorio nazionale  grazie alla fattiva  collaborazione delle nostre sedi».

«I risultati di questo progetto – ha commentato Rina Latu –  confermano che  dal mondo del Volontariato e della Solidarietà nasce una  risposta concreta e  decisiva anche al disagio dei più giovani che deve  diventare patrimonio di  tutti. Questa iniziativa rappresenta, quindi,  una concreta espressione del  nostro impegno nella promozione di stili  di vita che coniughino benessere,  salute e cittadinanza attiva, in un  percorso finalizzato ad accrescere  l’attenzione soprattutto delle nuove  generazioni a valori come la solidarietà,  la generosità e il sostegno  reciproco».

La conferenza ha visto la partecipazione, tra gli altri, anche di Marco   Granelli, Assessore al Volontariato del Comune di Milano, Simona  Caravita,  docente di Psicologia all’Università Cattolica di Milano, e   Adriana Battaglia, referente del progetto “I am not scared”, promosso  dalla Commissione Europea.
«Il 60% dei ragazzi delle scuole primarie e  secondarie di primo grado sono partecipi di episodi di bullismo –  ha commentato la prof.ssa Caravita.  Gli studi dimostrano che questi fenomeni rappresentano un forte  rischio per il disadattamento, dato che negli autori possono sfociare in atteggiamenti  violenti e addirittura criminali, mentre possono portare a un basso livello di autostima nelle vittime ea  una desensibilizzazione alle prevaricazioni negli spettatori. Le motivazioni che  portano i bambini e i ragazzi ad assumere tali comportamenti sono molteplici e  si possono ricondurre a tre grandi categorie: la trasgressione percepita come  gratificante, la ricerca di affermazione nel gruppo e la tendenza a considerare  l’uso della forza come uno strumento per il raggiungimento dei propri scopi.  Oltre alle forme tradizionali di questo fenomeno, negli ultimi anni si è  assistito all’emergere di quello che è stato denominato cyber bullismo, incentrato  sull’utilizzo dei nuovi media come social network e siti per la condivisione  di foto e video. I casi di prepotenza e prevaricazione veicolati dal web stanno aumentando sensibilmente e  rendono necessario intervenire con tempestività ed efficacia, soprattutto per  fornire ai ragazzi informazioni precise circa la fruizione di questi nuovi mezzi di comunicazione che possono essere molto pericolosi, se usati  in modo scorretto».

Ricollegandosi a  questo tema, la dottoressa Adriana Battaglia ha voluto ricordare come i  suicidi tra gli adolescenti vittime di bullismo siano in crescita. Dopo aver  mostrato, in apertura del suo intervento, il toccante  filmato di Jonan Mowri,  giovane americano che all’età di 14 anni ha pubblicato su Youtube un video per raccontare il suo profondo disagio e la voglia di ribellarsi a chi, per  tanti anni, lo aveva ripetutamente offeso e ferito, la dottoressa Battaglia ha  illustrato le finalità della campagna “I am not scared”.  «Il progetto si propone di individuare le migliori strategie europee per  prevenire e contrastare la violenza fisica e verbale tra i più giovani. L’iniziativa ha coinvolto insegnanti, dirigenti  scolastici, alunni e genitori di istituti sparsi su tutto il territorio  dell’Unione Europea.  Attraverso un approccio “bottom-up”, cioè dalla base al vertice, sono state condivise a livello transnazionale le dinamiche che possono causare l’emergere e il consolidamento del fenomeno del bullismo e le strategie più efficaci per affrontarlo.  Il confronto dei dati raccolti ha dimostrato come il bullismo costituisca la  parte emersa di un ben più grave malessere evolutivo, che impedisce al soggetto  di crescere in modo equilibrato in un contesto sociale di regole e di valori. Sia  il ruolo di bullo, sia quello di vittima, implicano l’esistenza di difficoltà  che si inseriscono in un quadro di disagio psicologico che può essere risolto  con l’intervento di professionisti ed esperti di queste dinamiche sociali».

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