La nostra storia

Avis Comunale Forlì – Dai primi passi ai giorni nostri

Fu nel 1935 che il prof. Ugo De Castro, primario appena giunto all’Ospedale di Forlì, volle iniziare le tecniche trasfusionali come già si svolgevano in altre città, ancor poche in verità.

Nel 1936 insieme a 45 valorosi pionieri fondò la sezione forlivese dei donatori che si affiliava alla già esistente Associazione nazionale dei donatori di sangue, sorta qualche anno prima a Milano su iniziativa del Dott. Vittorio Formentano.
Erano i tempi delle donazioni da braccio a braccio. La tecnica era sostanzialmente sicura, ma il buon esito dell’operazione dipendeva in buona parte dalla precisione e dall’esperienza dei medici. I donatori venivano chiamati al momento del bisogno e disposti accanto al paziente.
La donazione assumeva un connotato umano ancor più forte di quello, pur rilevante, che ancor oggi conserva. Nessuno di quel gruppo iniziale è oggi vivente.
Come non rimanere ammirati e commossi di fronte alla loro testimonianza!

Possiamo leggere i loro nomi incisi sulla lapide che si trova nell’atrio della sede. Freddo ricordo? Forse sì, ma valido monito a non dimenticare chi ha aperto una strada.
Seguirono i tristi anni della guerra, tanti donatori vennero richiamati alle armi.
Le difficoltà che già prima erano notevoli, si fecero drammatiche.
Alcuni ex-donatori ancora oggi, ricordando quei tempi lontani, ci raccontano le vere e proprie avventure che dovevano subire per donare il proprio sangue, dono reso ancor più caro e prezioso dall’estrema indigenza di quei giorni tristi.

Come non ricordare, quasi a simbolo di tutti quei benemeriti, la Sig.ra Virginia Bertini di Meldola (allora non erano ancora costituite le sezioni comunali nel comprensorio) che proprio durante la guerra compì moltissime volte il gesto della donazione (perfino due volte al giorno!) tanto da raggiungere un numero oggi impensabile: 276, più, forse, qualche donazione non registrata.
Nel 1966 la signora Bertini concesse una intervista al giornalino dell’Associazione; chi avesse modo di leggerla rimarrebbe ammirato dall’umanità che traspare dalle sue parole.

Finita la guerra e ripresa un po’ di speranza in un futuro di pace e di civile convivenza, anche i donatori aumentarono di numero e migliorarono le loro “prestazioni”.
In questi anni ’50, pieni di “voglia di ripresa”, avvenne un fatto molto significativo nella vita dell’Avis e della Sanità forlivese. Ancor oggi alcuni ex donatori e amici dell’Avis, non più giovanissimi per motivi… anagrafici, ricordano l’evento: una sciagura colpì la famiglia Casadei, molto conosciuta in città; Erio, giovane motociclista forlivese, scomparve prematuramente nel 1956 in seguito ad un incidente stradale.
Possiamo immaginare quale grandissimo dolore piombò sulla famiglia Casadei. Erio era una promessa del motociclismo nostrano: era un vero motociclista romagnolo, le moto le aveva nel sangue (passi questa metafora!). In seguito all’evento luttuoso i familiari di Erio vennero in contatto con i donatori di sangue e con la loro benemerita attività.
Proprio per riconoscere l’estremo valore del dono del sangue vollero lasciare un ricordo a perpetua memoria del loro giovane congiunto.
Il 21 gennaio ’58 venne firmato l’atto di donazione con il quale “la Famiglia Casadei donava un padiglione all’Ente Ospedaliero G.B. Morgagni, destinato ai servizi di medicina trasfusionale e affidato all’associazione dei donatori di sangue”.

Per capire la portata del gesto occorre risalire al 1951 quando il nuovo Consiglio dell’Avis, appena eletto e guidato dal Presidente Prof. Mario Loreti, volle organizzare a Forlì l’8° Congresso Nazionale Avis. I Donatori della sezione di Forlì allora erano 95.
Soddisfazione ed amarezza al contempo furono il bilancio del Congresso.
Soddisfazione per essere riusciti a tenere a Forlì un’assise così prestigiosa; amarezza nel dovere ammettere, di fronte alle sezioni consorelle, che a Forlì non esisteva un centro adeguatamente attrezzato per svolgere le attività trasfusionali, come ormai la medicina consentiva e prescriveva. Di gran carriera il prof. Loreti ed i suoi consiglieri si misero a battere il territorio comunale – e non solo quello – alla ricerca di nuovi donatori ed a chiedere alle Istituzioni l’appoggio e l’aiuto per costruire il Centro Trasfusionale.

Nel 1953 il Centro nacque e venne ospitato nei sotterranei del Morgagni. Lì con fatica e abnegazione gli operatori sanitari e amministrativi dell’Avis si adoperarono per aumentare il numero dei prelievi e per attuare quanto le nuove tecnologie mettevano a disposizione.

Nel ’56, si è detto, avvenne la disgrazia di Erio, e la famiglia Casadei, per venire incontro alle esigenze del Centro Trasfusionale, in considerazione anche delle prescrizioni disposte dalle leggi in materia di attività trasfusionali, decise di dotare la città di Forlì di una sede adeguata ove ospitare il Centro e la sezione Avis. Possiamo solo immaginare, oltre al senso della più viva riconoscenza, la gioia del prof. Loreti e di tutti i donatori.

Il 6 marzo ’58 – esattamente due anni dopo la scomparsa di Erio – venne posata e benedetta la prima pietra alla presenza della famiglia Casadei e delle autorità cittadine. In appena due anni la costruzione fu completata. Nell’atrio fa di sé meravigliosa mostra il grande affresco di Maceo e risalta il busto bronzeo dedicato alla memoria di Erio.

Domenica 6 marzo 1960 avvenne l’inaugurazione con cerimonia solenne.

I donatori erano nel frattempo saliti di numero fino a 600 e nel giro di ancora 5/6 anni avrebbero raggiunto i 1000. Il Centro venne dotato delle più moderne attrezzature, grazie alla disponibilità di Enti pubblici e Aziende private, e fino ai primi anni ’80 è stato gestito direttamente dall’Avis con proprio personale.

Nel 1963 nacque “La voce del Sangue” il periodico dell’Avis di Forlì, direttore il Prof. Loreti.
È fondamentale per una associazione articolata e complessa quale l’Avis avere un proprio periodico.
Non è certo la veste grafica l’aspetto più importante, è il fatto che lì sopra c’è scritta la storia.

Chi volesse rileggere i vecchi numeri della Voce del Sangue (ora Avis Notizie) può farlo, accedendo all’archivio presente in sede: troverà facile ricostruire i vari momenti della vita associativa: i fatti istituzionali (le assemblee, le iniziative benefiche), ma anche i vari appuntamenti ricreativi (le gite di più di 20 pullman o due treni!).

Sempre a questi formidabili anni ’60 e ai successivi primi anni ’70 si fanno risalire i momenti di costituzione delle varie Avis Comunali nel comprensorio.
Con tanto impegno il Prof. Loreti avviò la costituzione delle prime sezioni, opera completata negli anni 70 dal Prof. Maltoni fino al raggiungimento delle attuali 12 sezioni locali.
Allo stesso periodo è da ascrivere anche la creazione di diversi “Gruppi Aziendali”, il più noto di tutti è stato quello della Bartoletti.
Nel maggio del 1969 il Presidente Loreti scomparve improvvisamente, lasciando nello sgomento tutta l’Associazione. Venne eletto il nuovo Presidente Dott. Angelo Rossini che rimase in carica fino al 1972. Gli successe il Prof. Giorgio Maltoni che ha presieduto la sezione per ben 24 anni.

Nel 1972 il numero dei donatori raggiunse i 2000.

All’inizio degli anni ’80, per effetto della riforma sanitaria, il Centro Trasfusionale passò all’U.S.L. 38. Fu una diretta conseguenza della riforma sanitaria: si sentiva la necessità, condivisa dal Consiglio Direttivo dell’Associazione, che le funzioni mediche fossero svolte dalla Sanità pubblica e all’Avis venisse demandato il compito istituzionale del proselitismo e della gestione dei donatori.

Da allora i donatori hanno dovuto abituarsi ad una doppia faccia dell'”Avis”: l’Associazione vera e propria (NOI!) e la parte medica, con personale dipendente dall’U.S.L. Ma attenzione, in tutti questi lunghi anni, sempre i rapporti fra Associazione e Centro Usl, ancorché dialettici, si sono sviluppati su un piano di collaborazione e di reciproca stima.
Ciò in particolare a partire dal 1991, anno nel quale è entrata a dirigere il Centro la Dott.ssa Nice Gardini. Non vanno taciute anche le “peregrinazioni” che il Centro ha dovuto subire a varie riprese fino a raggiungere, nel 2004, la sede definitiva al Nuovo Morgagni.

Difficile ricapitolare le innumerevoli azioni di promozione che in questi ultimi venti anni l’Avis di Forlì ha messo in cantiere per “farsi vedere”. Chi legge assiduamente il periodico “Avis Notizie” le conosce molto bene.
Un solo momento: nel 1991 l’Avis di Forlì e l’Avis di Corato (BA) si sono gemellate ed hanno dato vita ad una fitta rete di esperienze di vita associativa. Tutti gli anni i “gemelli” vengono a Forlì in occasione della festa di settembre ed anche l’Avis di Forlì, varie volte è andata in “gita” in terra di Puglia.

Nel 2004, si diceva, è avvenuto il trasferimento dell’Ospedale Morgagni a Vecchiazzano, compresa la nuova “Unità Operativa di Medicina Trasfusionale”.

I dirigenti dell’Avis si sono posti tempestivamente il problema se seguire il reparto o restare nella sede attuale. Consapevolmente e comunque dopo approfonditi dibattiti, hanno pensato che la sede naturale dell’Avis debba continuare ad essere quella storica.
Qui risuonano le parole e gli atti di tanti dirigenti e volontari laboriosi e perspicaci e di tanti valorosi donatori. In questo modo è maturata la proposta di intavolare una trattativa a tre: Azienda Usl, vecchio proprietario del locale, Comune di Forlì, nuovo proprietario dello stabile come dell’intera area ex-ospedaliera da adibire a Campus universitario e Avis, storico “inquilino” della “Palazzina Avis”.

Ed ecco il risultato che i dirigenti hanno trovato soddisfacente: è stata firmata una convenzione amministrativa di 9 anni rinnovabili per altri 9 con il Comune di Forlì e dall’estate 2007 l’Avis è “risalita” al piano superiore, mentre al piano terreno ora ci sono gli uffici della Circoscrizione n. 1. L’Avis, dopo avere provveduto ad adattare i locali, contribuendo con propri fondi alla copertura di parte delle spese, ora ha a disposizione spazi sufficienti per svolgere adeguatamente il suo compito associativo.

Sempre al 2007 si fanno risalire due momenti commemorativi: in febbraio l’inaugurazione del “Monumento al Donatore” opera dell’artista forlivese Matteo Lucca che l’Avis, in occasione del 70° anniversario di fondazione, ha voluto donare all’AUSL di Forlì collocandolo presso il Parco del Nuovo Morgagni.

In dicembre è avvenuta l’intitolazione del nuovo reparto di Medicina Trasfusionale alla memoria di Erio Casadei.
Ciò per onorare le disposizioni già contenute nell’atto di donazione del ’58 che prevedevano che in caso di trasferimento del Centro Trasfusionale fosse data adeguata visibilità all’atto munifico compiuto dalla famiglia Casadei.

Durante la presidenza del Dott. Sergio Dall’Agata, dal 1996 al 2001, e dell’Ing. Claudio Lelli, dal 2002 al 2008, l’Avis ha intrapreso nuove e più incisive forme di presenza nella città e di apertura verso altre realtà associative e di solidarietà sociale: le iniziative non si sono contate più… ma questa non è storia, è la vita corrente dell’Avis. Alla presidenza succede Fabrizio Francia che nel 2012 porta l’Avis ad acquisire la titolarità dell’Unità di Raccolta.

Dal primo aprile 2012 l’Avis Comunale di Forlì, in qualità di capofila per tutte le Sezioni del Comprensorio, gestisce direttamente l’Unità di Raccolta del Sangue (U.D.R) per tutto il comprensorio forlivese.

Nell’aprile del 2014 Francia lascia il suo ruolo ed il testimone viene raccolto da Valdemaro Flamini che presiede l’attuale Consiglio Direttivo e che guida con impegno e dedizione l’Associazione verso nuove ed entusiasmanti sfide.

 

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